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La famiglia: luogo del comunicare e dell’educare

Scritto da Dr.ssa Stefania Di Leva il 15 Ottobre 2012
Categorie
  • Genitorialità
Tags

famigliaLA FAMIGLIA COME LUOGO DEL COMUNICARE E DELL’EDUCARE: BREVE EXCURSUS SULLA COMUNICAZIONE EFFICACE CON I FIGLI:

Parlare della relazione genitori-figli, significa occuparsi di moltissimi aspetti; le relazioni genitori-figli si giocano nell’ambito delle relazioni famigliari più allargate e occorre quindi cominciare a definire che cosa si intende per famiglia. Ogni individuo cresce e si sviluppa nell’incontro con gli altri. Nel corso della vita, infatti, entriamo a far parte dei più svariati sistemi sociali, ma ciò che accomuna tutti gli individui, è far parte di un sistema detto Famiglia, o meglio, nascere e crescere in tale sistema, in cui si apprende anche il modo in cui relazionarci con gli altri.

La famiglia è perciò definibile come un sistema di relazioni primarie. E’ in famiglia che impariamo a conoscere la diversità (di genere, di ruolo, …) e a convivere con i diversi. E’ in famiglia che impariamo che la relazione è qualcosa che produce affetto e benessere profondo, ed è in famiglia che costruiamo la nostra identità. Per comprendere, ancora più a fondo, il concetto di famiglia, è utile riferirsi ad alcuni elementi sociologici, volgendo lo sguardo a ciò che succedeva nel passato e a come si sono evolute le modalità relazionali tra i membri di una famiglia.

Come cambia la famiglia

Famiglia contadina e famiglia borghese

famiglia-patriarcaleTra fine ‘700 e metà ‘900 erano presenti due modelli principali di famiglia con pratiche educative peculiari: quella contadina e quella borghese. Nella famiglia contadina i figli avevano un ruolo concreto per la sopravvivenza della famiglia. Le relazioni erano basate su un modello patriarcale, vi erano cioè ruoli e posizioni diverse tra i vari membri della famiglia. L’educazione dei figli era delegata alla madre e alla figura più anziana; i figli venivano spesso adultizzati, ed erano attori attivi nella gestione della famiglia. Il vincolo coniugale non si poteva spezzare e vigevano rigide regole di convivenza e divieti. La posizione familiare prevedeva gerarchie di potere e ruolo, in cui il pater familias stabiliva i ritmi di vita, secondo principi di normatività. Infatti si può parlare a tutti gli effetti di modello normativo di famiglia.

Nella famiglia borghese, invece, i coniugi non si sceglievano e i figli avevano il compito di protrarre lo status sociale della famiglia. L’educazione stessa dei figli era delegata a tate o balie e alle prime agenzie educative, non rientrando nei compiti della famiglia. Anche in questo tipo di famiglia sono presenti molte regole e divieti, per incanalare i figli a seguire la loro istruzione esterna, più che per scopi educativi veri e propri. Anche in queste famiglie il vincolo coniugale non si poteva spezzare.

Lettura di approfondimento:  Genitori anaffettivi: istruzioni per l’uso

La famiglia affettiva

famiglia-affettivaE’ solo a partire dalla seconda metà del ‘900 che la famiglia si trasforma in modo drastico e si comincia a parlare di famiglia affettiva. Il ‘900 è il secolo dei bambini, si modificano la pratiche educative, nascono scuole più attente alle esigenze dei più piccoli. L’attenzione ai bisogni dei fanciulli e lo sviluppo di nuove teorie psicologiche e pedagogiche, fanno sì che si cominci a pensare al bambino, non più come ad una tabula rasa su cui imprimere il sapere, ma come ad un individuo con proprie peculiarità ed esigenze (nascono Comitati in difesa dei diritti dei bambini, si stipulano convenzioni tra Stati -si veda ad esempio la Carta dei diritti del Fanciullo, approvata nel 1959 dall’ Assemblea generale delle Nazioni Unite e revisionato nel 1989- o simili).

Nella famiglia affettiva:

  • si sta insieme per amore;
  • la famiglia tende a nuclearizzarsi per creare un’armonia degli affetti
  • si sta insieme per soddisfare i propri bisogni umani fondamentali
  • ci si sceglie per realizzare insieme un progetto di felicità
  • il figlio diventa un investimento affettivo, si vuole dare amore e sicurezza
  • si cerca un rapporto comunicativo profondo con i figli: si parla con loro, si cerca il dialogo
  • il ruolo educativo non compete solo a un genitore
  • i ruoli genitoriali sono spesso sovrapposti e confusi
  • le regole e i divieti non sono più così rigidi, tutto si negozia, si contratta
  • da alcuni figli a figlio unico (si effettua il controllo nascite e il figlio è cercato)
  • da matrimonio come simbolo dell’amore a possibilità di scioglimento e altre forme di relazione di coppia (diversi modelli familiari, si comincia a parlare di famiglie)

I ruoli genitoriali nelle famiglie attuali

famigia-attualeIl quadro delle famiglie attuali invece è quello di famiglie (volutamente al plurale, perché ormai possiamo davvero dire che ci sono modelli famigliari molteplici e diversissimi tra loro), che assegnano un ruolo centrale all’esperienza genitoriale, che diventano il perno della vita affettiva del figlio. Per effetto del controllo delle nascite il figlio è voluto, quasi scelto, diventa l’oggetto di un notevole investimento da parte dei genitori. La nuova famiglia tende dunque a rappresentare se stessa come luogo privilegiato di accudimento e protezione; suo scopo fondamentale diventa quello di fornire amore e sicurezza ai figli, soddisfacendone ogni bisogno affettivo, economico e sociale. L’investimento amoroso convive con il fatto che i figli sono anche fantasticati dai genitori come proprietà esclusive. Prima l’idea era quella di un bambino totalmente passivo e dipendente, ora il bambino è socialmente competente, con caratteristiche specifiche, il quale co-costruisce la relazione con gli adulti che lo circondano. Questa situazione comporta alcuni vantaggi, quali una maggiore ricchezza affettiva, ma anche possibili inconvenienti, come la maggiore dipendenza e l’ambivalenza di sentimenti che ogni situazione di contiguità emotiva genera. In passato essere genitori comportava una funzione materna o paterna più centrata sui valori tradizionali o su una continuità generazionale, all’interno della quale erano relativamente poco importanti le variazioni del contesto sociale di appartenenza. Nella nostra complessa società assistiamo ad una trasformazione della funzione adattativa del comportamento materno e soprattutto paterno. Le pratiche di allevamento e accudimento mostrano una riduzione del contatto fisico madre-bambino, e una diminuzione dell’allattamento al seno, ritenuto troppo vincolante per la libertà di movimento della madre, anche perché questa spesso è impegnata in un lavoro esterno. Lo stile materno si è modificato per rispondere alle esigenze di nuovi modelli sociali che promuovono una maggiore indipendenza della donna e sostengono una precoce socializzazione del bambino, affidato alle cure di figure adulte vicarianti e/o a istituzioni educative. I ruoli parentali sono mutati in relazione al momento storico, che vede oggi il padre coinvolto in un più stretto contatto emotivo con il figlio, sia nel periodo prenatale che dopo la nascita. Un adeguato sostegno materiale ed emotivo alla mamma, una congrua serie di scambi interattivi con il figlio, di attività psico-fisiche tese alla trasmissione di competenze specifiche, sono i segni di questa nuova plasticità del ruolo paterno, più pronto anche all’ ascolto. Anche nel fornire cure fisiche al bambino, infatti, il padre appare in grado di sostituire la madre, determinando una trasformazione profonda della funzione paterna, di cui ancora non sappiamo valutare la portata futura. Diventare genitori oggi non è più o meno faticoso del passato: è profondamente diverso. I nuovi genitori sono dunque solitamente disponibili e non troppo intrusivi, qualche volta più simili a figure fraterne attente e collaboranti che non alle figure paterne autoritarie o alle madri avvolgenti che temono di replicare: una posizione che consente anche relazioni fondate sull’ascolto e la condivisione reciproca e sul rispetto dei singoli individui (grandi o piccoli, maschi o femmine che siano). Il mutamento di riferimenti sociali costringe e stimola a inventare nuove modalità di relazione anche nell’allevamento dei bambini. E talvolta porta, troppo precocemente i bambini stessi ad acquisire competenze ampiamente superiori a quelle dei loro genitori, in una dinamica spiraliforme in cui si rischia di perdere la percezione. Oggi molti diventano genitori senza mai aver avuto a che fare con un neonato, rispetto a prima dove le famiglie erano numerose e c’ erano molti fratelli. Spesso la responsabilità di ascoltare le richieste del piccolo e inventare delle risposte, dopo essersi interrogati su ciò che sta accadendo nella relazione con il proprio figlio, appare un fardello che porta confusione e incertezza. Si affollano dubbi e interrogativi, a volte ansiogeni, sul “che fare”. Si può affermare che la famiglia affettiva abbia ancora paradossalmente paura dell’affettività per concludere il passaggio transizionale dalla famiglia normativa. In questo clima familiare, che cerca quindi di avere dei riferimenti propri, ma che forse teme di non trovarne, ma dove il bambino è posto al centro dell’ attenzione genitoriale, l’educazione assume un ruolo centrale.

Lettura di approfondimento:  Litigare davanti ai figli: gli effetti emotivi delle “guerre genitoriali”

Approfondimenti

  • Gordon T., Genitori efficaci. Educare figli responsabili, La Meridiana
  • Gordon T., Relazioni efficaci. Come costruirle come non pregiudicarle, La Meridiana
  • Marcoli A., Il bambino nascosto. Favole per capire la psicologia nostra e dei nostri figli, Oscar saggi Mondadori
  • Marcoli A., Il bambino arrabbiato. Favole per capire le rabbie infantili, Oscar saggi Mondadori
  • Marcoli, A., Il bambino lasciato solo. Favole per momenti difficili, Oscar saggi Mondadori
  • Maiolo Giuseppe, L’occhio del genitore. L’attenzione ai bisogni psicologici dei figli, Ed. Erickson
  • Porcelluzzi S., Educare con cura. Famiglia, scuola, società nella crescita della persona, Elledici

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