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Il coach: chi è, quali sono le caratteristiche e come sceglierlo

Scritto da Potito Aventino il 31 Marzo 2015
Categorie
  • Coaching
Tags
  • coaching

Indice dei contenuti

  • Parliamo di coach
    • Chi è il coach
    • Psicoterapeuta
    • Counselor
    • Consulente
    • Trainer
    • Insegnante
  • Caratteristiche del coach
  • Come scegliere un Coach: le linee guida
    • Un buon coach è ciò che ti serve!
  • I passi da seguire nella scelta di un valido coach
    • Il passo più semplice: cercalo su internet!
    • Verifica con un primo approccio: contattalo!
    • Verifica se mette fin da subito le cose in chiaro!
    • Le parole non bastano: il contratto!
    • Deve essere i grado di riconoscere i suoi limiti!

chi è il coachParliamo di coach

Chi è il coach

Questo post nasce perché su internet sono molti i risultati e nella maggior parte di essi si trovano dichiarazioni come queste: “Io sono uno Psicologo, dunque solo io posso fare coaching” “Io invece sono un Counselor, dunque sono io che faccio coaching” “Io invece sono un Trainer, mi capita di fare coaching”.

Credo sia opportuno fare chiarezza eliminando ogni forma di dubbio elencando le similitudini e differenze tra il Coach le altre figure professionali.

Poi è vero anche che le seguenti figure professionali possono fare Coaching, avendo però le caratteristiche necessarie.

Psicoterapeuta

La psicoterapia è esercitata da un medico che cura problematiche riguardanti la psiche. In generale punta ad analizzare il vissuto del paziente e a ristrutturarne la personalità. Si riferisce al passato per capire il presente, ma può agire anche su problematiche legate al presente, spesso focalizzandosi sui sintomi o sulla percezione che si ha di un problema. In alcuni casi uno lo psicoterapeuta con formazione strategica può effettuare sessioni di coaching, in quanto conoscendo tecniche di problem solving e solution oriented, riesce a svolgere un lavoro focalizzandosi sull’obbiettivo, sulla meta finale e sui modi per raggiungerla. In questo caso, lo psicoterapeuta che fa coaching, non lavora sulle patologie mentali. Il coach non deve essere necessariamente uno psicologo specializzato in psicoterapia, ma deve conoscere le tecniche di comunicazione efficace, avere conoscenze in ambito organizzativo/relazionale e dei processi di cambiamento nell’adulto.

Counselor

Mentre gli interventi di Coaching possono essere concentrati in un breve periodo di tempo, quelli del counseling possono durare più a lungo. Al counselor si rivolgono le persone con una difficoltà o con un disagio, e qui si viene ad instaurare un rapporto che sta a metà strada tra il confidenziale e quello con uno psicoterapeuta. Al coach invece si rivolgono persone che vogliono migliorare aspetti della propria vita, raggiungere degli obbiettivi e la relazione che si instaura è tra professionista e cliente, dunque prettamente paritaria.

Consulente

Il consulente è un vero esperto di contenuto, deve dunque possedere un bagaglio di conoscenza specifico sulla problematica oggetto della consulenza. Risolve i problemi attraverso conoscenze e strumenti assimilati in precedenti esperienze e a volte affianca o sostituisce il cliente nell’operatività. Il coach non deve necessariamente conoscere il campo sul quale si vuole focalizzare il coachee e non si sostituisce al cliente, ma lo affianca facendogli trovare le risorse giuste e la soluzione con le proprie forze.

Trainer

Il trainer è un esperto con conoscenze specifiche in un determinato ambito. La relazione che si instaura tra un trainer e il suo “discente” è simile a quella che si instaura tra il docente e l’alunno. Ciò perché il trainer è assunto per trasferire e far apprendere le proprie conoscenze e abilità. Il Coach non è un trainer, non trasferisce conoscenze, ma ha le capacità per facilitare il processo del raggiungimento dell’obbiettivo. Non trasferisce contenuti di alcun tipo e soprattutto non impartisce lezioni di vita a nessuno.

Insegnante

Figura molto simile a quella del Trainer, sicché l’insegnante è quella figura che rappresenta il sapere e fornisce risposte alle domande dell’alunno. Qui dunque la differenza sostanziale col Coach, il quale non fornisce risposte, ma formula domande approfondite volte a concentrare il coachee sulle proprie risorse.

Lettura di approfondimento:  Coaching: origini e tipologie

Seppur ci sono differenze nelle finalità, nella tipologia di relazione che instaura con il cliente e nel modus operandi, il coach ha dei punti in comune con le altre figure analizzate che possiamo elencarle così:

  • Professionalità ed etica
  • Capacità di ascolto ed osservazione
  • Comprensione sistemica
  • Flessibilità di utilizzo degli strumenti

Caratteristiche del coach

bravo coachAbbiamo introdotto la figura del Coach e abbiamo visto quante tipologie di coach esistono a seconda dell’obiettivo che il coachee vuole raggiungere.

A fronte di questo esistono delle caratteristiche di base che tutti i coach dovrebbero avere e le analizzeremo in questo articolo.

Il coach per attuare e partecipare al processo di coaching deve possedere immancabilmente le seguenti caratteristiche:

  • Uso delle domande: il buon coach pone un buon numero di domande opportune e profonde; infatti è grazie alle domande di qualità che si portano alla luce incongruenze e soluzioni.
  • Uso di tecniche e modelli: il coach utilizza modelli e tecniche per ridurre la complessità e scomporre le questioni presentate dal coachee.
  • Problem setting e problem solving: il coach è in grado con delle tecniche e strumenti adeguati di comprendere e definire il problema/questione. Solo dopo aver messo a fuoco la situazione di partenza e quella di arrivo, gli obiettivi diventano chiari e attuare lo sviluppo positivo, cioè migliorare lo stato di partenza;
  • Ascolto attivo: nel coaching saper ascoltare è molto più importante che parlare. Tant’è che ascoltando con rispetto e senza pregiudizi il coachee lo si pone nella condizione di partecipare all’individuazione degli obbiettivi e ad individuare le risorse per realizzarli.
  • Rapport: in un percorso di coaching è in grado di creare fin da subito un rapporto positivo, avvicinandosi il più possibile allo stile comunicativo del coachee.
  • Comunicazione efficace: il coach è in grado di utilizzare un lessico adeguato alla persona che si trova di fronte, accompagnato dalla giusta comunicazione paraverbale (voce) e non verbale (gestualità, espressioni)
  • Attenzione sistemica: il coach è in grado di individuare il sistema (familiare, lavorativo, socio-culturale) in cui è inserito il coachee e agire nel rispetto di tale sistema.
  • Emotion management: stabilire un rapporto con il coachee è fondamentale, pertanto il coach deve essere in grado di riconoscere e controllare le proprie emozioni per tutta la durata dell’ingaggio ed evidenziarla nei termini del contratto. Questo si sposa con la parte etica della professione, secondo la quale il coach è tenuto a sollevarsi dall’incarico nel momento in cui la relazione viene meno dai suddetti termini.

Esistono inoltre delle inclinazioni personali fondamentali che un coach deve possedere per fare la differenza:

  • Curiosità intellettuale: il coach deve avere una sana curiosità verso l’universo delle persone, i loro comportamenti e le azioni che le spingono ad agire in determinati modi. Pertanto non deve applicare schemi o preconcetti di fronte ad un coachee, ma accettare chi ha di fronte e le sfide del percorso pur avendo vasta esperienza e grandi titoli.
  • Fiducia: se il coach è spento e ha un atteggiamento tendente al negativo, sarà forse il caso che si metta in discussione. Il coach abile fa coaching soprattutto a se stesso e senza motivazione in primis è difficile che si innescano i processi per il miglioramento. Questo porta inoltre ad una evidente incongruenza tra dire e il fare che prima o poi verrà percepita dal coachee, portando il percorso ad un inevitabile insuccesso. Per tanto il coach deve avere un atteggiamento positivo e propositivo verso la vita e le persone, credendo nelle loro capacità di evolversi, migliorarsi, dispensando loro fiducia. Solo così è possibile portare il coachee ad avere chiaro l’obiettivo, il percorso, le alternative, ponendosi un traguardo di cambiamento tangibile affinché si senta più motivato nell’attuare il processo di miglioramento.
  • Creatività e flessibilità: oltre ad essere un tecnico il coach deve essere anche un creativo. Non può fermarsi a ciò che ha appreso nei seminari o sui libri. Informazioni utili, ma non bastano. A volte è necessario mettere in campo creatività e flessibilità affinché si utilizzino gli strumenti giusti all’uopo, trovando soluzioni anche quando sembrano non esserci.
Lettura di approfondimento:  Il coaching "creativo"

Ora che sono state definite bene le caratteristiche di un vero coach, è possibile rispondere alla domanda: Come orientarsi nella scelta di un coach?

Come scegliere un Coach: le linee guida

come scegliere un coachQuando si cerca un Coach adatto alla propria situazione ci si ritrova spesso in un vero e proprio “Selvaggio West” del Coaching così come ammonirono Sherman & Freas in un intervento del 2004 sulla rivista Harvard Business Review.

Coaching per lo sport, coaching per il business, coaching per gli obiettivi, etc.…

Coach per tutto e per tutti, e chiunque fa coaching! Questo perché non esiste in tutto il pianeta un codice deontologico o comunque una vera e propria normativa che regolamenta questa professione. Intorno a questa “fumosa” situazione non ci stupisca il fatto che operino, a fianco di professionisti, sedicenti coach e scuole di coaching che rilasciano attestati con nessun valore giuridico a seguito di corsi della durata di una manciata di giornate. A causa di ciò diventa arduo garantire la tutela sia del coach che del coachee.

Per questo scopo sono nate delle federazioni atte a tutelare e promuovere la figura del coach garantendo al cliente un altissimo standard di professionalità ed etica. In Italia le principali sono: L’IAC (International Associations of Coaches), la FIC (Federazione Italiana Coach), l’Assocoaching e l’AIC (Associazione Italiana Coach).

Con questo non sto dicendo che non esistano scuole e percorsi validi, tutt’altro! Sto proponendo il primo passo: Non giudicare solo in base ai titoli!

Come visto nel precedente articolo su “Chi è il Coach” esso deve avere immancabilmente, oltre a delle conoscenze teoriche, anche delle inclinazioni personali fondamentali. Dunque non basarti sugli attestati che mostra ma è più necessario che ti focalizzi nell’individuare la sua esperienza, le competenze e le capacità. Come?

Prima di metterti alla ricerca di un coach impegnati a capire autonomamente se il coaching è il percorso che fa per te. Ovvero sforzati di capire se i tuoi sono obbiettivi da raggiungere oppure problemi da risolvere. Se hai degli obiettivi da raggiungere, delle mete da conseguire, dei miglioramenti da apportare alla tua vita e al modo di pensare, come:

Raggiungere degli obiettivi, gestire il tuo tempo o le tue attività, creare nuove amicizie, trovare il partner, dimagrire, smettere di fumare, studiare una nuova lingua, migliorare le tue competenze lavorative, ricavare più tempo dalla tua giornata, eliminare delle credenze, vincere una competizione.

Un buon coach è ciò che ti serve!

Il coach, quindi, lavora con chi ha obiettivi, ma non ha una metodologia, strategie e comportamenti atti al raggiungimento del risultato. Dove magari il coachee può anche trovare momenti di scoraggiamento, preoccupazioni o ansie da prestazione, purchè non invalidanti su tutta la sfera personale.

Così se ti accorgi di un continuo abbassamento dell’umore, di pensieri incessanti e invalidanti, di comportamenti nocivi, e di condurre una vita con particolari difficoltà e qualitativamente pessima per te e per chi ti sta intorno è probabile per il tuo bene che tu abbia bisogno di un altro tipo di percorso come quello di un consulto con uno psicologo psicoterapeuta, che ha la possibilità di curarti.

Lettura di approfondimento:  Imparare a premiarsi quando si raggiunge un obiettivo

I passi da seguire nella scelta di un valido coach

Il passo più semplice: cercalo su internet!

Cercando su internet si trovano tanti risultati e non è detto che quelli che si trovano siano quelli ottimali. Diamo si un’occhiata al sito del coach, vediamo come si presenta e se scrive cose interessanti ed eventuali feedback. Questo potrebbe aiutarci ad avere una prima idea ma non prendiamola come fondamentale perché sabbiamo benissimo che dentro una bella confezione (un bel sito sito, volantini accattivanti, annunci persuasivi) a volte si trova un prodotto scadente (professionisti non preparati e senza scrupoli). Difficilmente qualcuno può guidarti verso strade che non intraprende in prima persona: se stiamo cercando un coach per smettere di fumare, non ci rivolgeremo al coach che si presenta sulle foto del suo profilo mentre fuma una sigaretta!

Verifica con un primo approccio: contattalo!

Fin dal primo contatto via email o telefonico puoi verificare in prima persona il suo approccio, cioè se il coach è empatico e può fare al caso tuo. Se dal testo delle email noti che ha delle difficoltà espositive o al telefono ha una voce monotona, passa al contatto successivo. Altrimenti se hai una sensazione positiva accordatevi sul primo incontro conoscitivo.

Verifica se mette fin da subito le cose in chiaro!

Un coach che lavora bene evita perdite di tempo e chiarisce sempre il tipo di percorso intraprendere.

Le parole non bastano: il contratto!

Un coach serio ti presenta un contratto dove definisce che tipo di coaching intraprende (life, business, corporate…), le responsabilità del coach e del coachee, i pagamenti, le cifre, le tempistiche, privacy, pagamenti, compensi, ritardi, disdette e così via.

Ricorda però che con il contratto non si assicura il raggiungimento dell’obiettivo perché quello dipende anche dal tuo impegno per cui nessuno può garantire per te, ma si chiariscono là l’impegno e il modus operandi per raggiungere l’obiettivo. Per tanto è importante che fin dall’inizio sia esplicita la possibilità di rifiutare da ambedue le parti di iniziare il percorso e di poterlo interrompere anche prima delle eventuali date per raggiungere l’obiettivo. Il coach inoltre ha la responsabilità di interrompere il percorso se si dovesse accorgere di non portare benefici ulteriori al coachee e/o indirizzarlo verso un professionista adeguato.

Deve essere i grado di riconoscere i suoi limiti!

Se il coach nota delle possibili patologie o comportamenti inefficienti durante la prima sessione o anche durante il percorso, potrebbe indicarti una strada diversa consigliandoti di visitare un professionista psicologo o psicoterapeuta. Non offenderti, ma prendilo come segno di grande professionalità e maturità del coach.

Fatto il primo incontro avrai le idee chiare se è il coach giusto per te!


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