Urlare con i propri figli
A tutti i genitori, anche i più pazienti, capita di innervosirsi e perdere il controllo con i propri figli. Ci sono momenti in cui urlare sembra l’unico modo per farsi ascoltare dai bambini, ma perdere le staffe non è mai efficace.
Succede di urlare e di scoppiare in alcuni momenti della giornata, magari quando siamo stanchi o impegnati in altre attività, perdendo la calma con i nostri figli. Colpa della stanchezza, di un po’ di nervosismo o della fretta. Tuttavia, la collera non può diventare un’abitudine e trasformarsi in uno stile educativo da adottare con i nostri figli, con il rischio di umiliarli e minare la loro autostima. Urlare, poi, è l’esatto contrario della fermezza e dell’autorevolezza: in quei momenti il genitore mostra tutta la sua fragilità emotiva e trasmette l’idea che “ha ragione chi strilla di più”.
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Urlare: è la tipica reazione del genitore quando perde la pazienza con il figlio ed è il segno evidente della frustrazione di chi non trova altro modo per farsi ascoltare e comunicare in modo fermo e autorevole.
Alzare le mani: è il provvedimento estremo che scatta quando l’urlo non ha prodotto alcun effetto e il genitore è esasperato.
Ci sono tanti modi di alzare la voce. Quello che fa più male al bambino è sicuramente la sgridata squalificante che usa il disprezzo come strumento correttivo. Certo, spesso questo è frutto della nostra esasperazione ma dovremmo comunque evitarlo perché alla lunga tende a minare l’autostima del bambino che davvero si sente “sbagliato”.
L’urlo deve restare un provvedimento eccezionale. Se è così può essere anche visto come una forma di comunicazione che richiama il bambino distratto e gli lancia un messaggio chiaro: che la nostra pazienza è finita e che siamo arrabbiati con lui. Compito del genitore è fargli capire che ha sbagliato e che occorre che adotti un altro tipo di comportamento.
I bambini vivono le emozioni in modo assoluto. E quando noi genitori siamo arrabbiati, loro pensano davvero che non li amiamo più. Deve quindi arrivare dal genitore, dopo la sfuriata, un segnale positivo che indichi che le cose sono cambiate. Insomma l’urlo deve essere seguito da un sorriso.
Wyckoff J., Unell B. C. (2008). Dal no al sì senza urla e minacce. Consigli pratici per farsi ubbidire, Red Edizioni.
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