
Che rapporto sano con i genitori costruire quando si esce di casa
18 Agosto 2025“Chi non sa stare solə, non sa stare in due.”
Viviamo nell’epoca della connessione perenne e della mancanza di autonomia emotiva nella coppia. Siamo sempre “in contatto”: notifiche, like, messaggi vocali, emoji al posto delle emozioni. Eppure, mai come ora, ci sentiamo profondamente scollegat3. Perché, paradossalmente, più ci aggrappiamo al filo della relazione, più rischiamo di spezzarlo. Come un aquilone che per volare ha bisogno che si molli un po’ il filo, così le relazioni umane si nutrono dell’assenza.
Imparare a disconnettersi per riconnettersi non è un invito alla fuga, ma un modo per riprendere se stess3 e sviluppare autonomia emotiva. Perché chi sa stare senza l’altrə, è anche capace di sceglierlə davvero.
Quando la connessione diventa ossessione
Molti di noi si sforzano, si prodigano, si spremono per “tenere viva la relazione”.
Chi scrive per primo, chi legge tra le righe, chi perdona sempre, chi cede sempre, chi rincorre.
Ma rincorrere qualcuno che non si ferma mai non è corsa: è annullamento.
Le strategie più comuni e fallimentari?
- Essere sempre disponibili, con l’illusione che la nostra presenza garantisca la tenuta del legame.
- Controllare l’altro, travestendo la paura di perderlo con la “maschera” della cura.
- Compiacere costantemente, rinunciando a parti di sé pur di non creare attrito.
- Insistere per restare uniti, anche quando la distanza sarebbe terapeutica.
Tutto questo non genera vera connessione, ma dipendenza relazionale ben lontana dal concetto di autonomia emotiva. E, come ogni dipendenza, anestetizza a breve e distrugge a lungo.
La dinamica del problema: quando la presenza diventa gabbia
Alla base di questo meccanismo troviamo una convinzione tanto diffusa quanto disfunzionale: “se mi allontano, perdo l’altrə”. Ma il paradosso è che, restando sempre presenti, spesso l’altro smette di vederci. Come il rumore di fondo che, col tempo, l’orecchio non distingue più.
In realtà, la connessione autentica nasce dall’alternanza di vicinanza e distanza, alla base dell’autonomia emotiva. È nel silenzio che si misura il valore della parola. È nell’assenza che si rivela il peso della presenza.
Annullarsi per l’altro non crea intimità: crea assuefazione.
E l’assuefazione è la tomba del desiderio, del rispetto e della reciprocità.
Ogni legame che non tollera il vuoto, ogni relazione che non sopravvive a uno spazio, è già un legame precario. Perché se stare lontani distrugge la connessione, allora non era connessione, ma dipendenza.
Farsi da parte per misurare il passo dell’altro
Chi ama davvero, a volte si ferma.
Non per dispetto.
Non per punizione.
Ma per ascoltare il passo dell’altrə.
Quando smetti di scrivere per primo, scopri se l’altrə ti cerca.
Quando smetti di colmare i silenzi, capisci se l’altrə sa parlare.
Quando smetti di inseguire, ti accorgi se l’altrə si gira a cercarti.
La connessione si misura nella reciprocità del movimento.
Se solo unə si muove, l’altrə non è compagno: è passeggerə.
Per questo farsi da parte non è perdere: è verificare.
Non è un abbandono, ma un esperimento relazionale.
Chi ci tiene davvero, si fa vivo.
Chi scompare al primo spazio lasciato, non era mai stato davvero presente.
Strategie per un’autonomia emotiva
1. L’astinenza strategica: creare vuoto per generare desiderio
Smettere di essere disponibili sempre, smettere di cercare, smettere di parlare per vedere se l’altrə prende parola. È doloroso. Ma è l’unico modo per sentire l’eco della propria assenza.
Tecnica: Imponiti 7 giorni di astinenza comunicativa attiva.
Non scrivere, non chiedere, non proporsi. Se l’altrə ti cerca, rispondi. Se non lo fa, osserva.
Questo esperimento rivela il peso reale che hai nella dinamica.
2. Il diario dell’annullamento: rendere visibile l’invisibile
Molt3 si annullano senza accorgersene. Ma quando lo metti nero su bianco, diventa evidente. Scrivi per 15 giorni tutto ciò che fai per non perdere l’altrə: messaggi non inviati per paura, inviti lanciati, silenzi mantenuti, desideri taciuti.
Alla fine, leggi: ti stai scegliendo o stai solo cercando di piacere?
Obiettivo: Riappropriarsi della propria soggettività relazionale.
3. La prova del nove: inverti i ruoli
Per una settimana, comportati come si comporterebbe l’altrə al posto tuo. Se ti risponde lentamente, fallo anche tu. Se non propone, evita di proporre. Se non ascolta, evita di parlare.
La domanda guida è: quanto regge la connessione quando smetto di reggerla io?
Scopo: Far emergere la vera geometria della relazione.
Connessione come scelta, non come bisogno
L’amore non è l’opposto dell’assenza: è la capacità di restare presenti anche quando non ci si vede.
Disconnettersi, nella logica strategica, è il primo passo per riconnettersi in modo autentico.
Perché nessuna connessione vera nasce dall’ansia, dall’inseguimento o dalla paura. Ma solo dal coraggio di stare — e lasciar stare.
Solo chi sa perdersi può davvero essere ritrovato.
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