
Come superare un abuso narcisistico
5 Maggio 2025“Le relazioni non finiscono: si trasformano.
Ma quando smettono di trasformarsi, finiscono davvero.”
Viviamo nell’epoca del culto dell’io, del piacere immediato, delle relazioni a scadenza come lo yogurt biologico. Un tempo ci si sposava “finché morte non ci separi”, oggi basta un silenzio prolungato a tavola o un match su Tinder per spegnere la fiamma. Le relazioni che cambiano non sono il problema: è la nostra incapacità di cambiare con loro, e di affrontare i cambiamenti senza fuggire, che crea il vero terremoto emotivo.
Il paradosso del legame liquido
Il sociologo Zygmunt Bauman parlava di “amore liquido”, ma oggi potremmo parlare di “amore gassoso”: impalpabile, volatile, eppure capace di soffocare. Il valore della famiglia, un tempo pilastro identitario e sociale, si è eroso sotto l’onda lunga dell’individualismo. L’autorealizzazione è diventata la nuova sacra alleanza: “se non mi rendi felice, me ne vado”. Il contratto tacito è cambiato. Non più “resto con te perché ti amo”, ma “resto finché mi conviene”.
La strategia del “piacere a ogni costo” ha una controindicazione: l’assuefazione. Come con una droga, più la cerchi, meno la trovi. Le coppie si separano non solo per incompatibilità, ma per intolleranza alla noia, per allergia alla quotidianità.
Tentate soluzioni che peggiorano il problema
Chi vive la crisi di coppia spesso mette in atto una serie di tentate soluzioni disfunzionali, che alimentano il problema invece di risolverlo. Ecco alcune tra le più comuni:
- Sforzarsi di comunicare troppo: “dobbiamo parlarne!” diventa un mantra che logora più che unisce. La comunicazione, se non è efficace, è solo rumore.
- Chiedere cambiamenti all’altro: “sei tu che devi cambiare”, dimenticando che ogni cambiamento imposto è resistenza assicurata.
- Simulare complicità: si fa finta di stare bene, si gioca a fare la “coppia perfetta”, si organizza il weekend romantico, si pubblica la foto perfetta su Instagram… ma sotto cova il vuoto.
- Minacciare la separazione per testare l’amore: ma più si alza la posta, più si distrugge la fiducia.
Come direbbe Sun Tzu, “una strategia fallita ripetuta è il preludio della sconfitta”.
Quando riprovarci diventa una scelta strategica
Ma allora, di fronte a una separazione, bisogna riprovarci? Dipende. Riprovarci non significa ricominciare da zero. Significa riconoscere il valore dell’altro, della relazione, e scegliere consapevolmente di ripartire da un nuovo equilibrio, non da vecchie abitudini.
In ottica strategica, si tratta di:
- Smettere di tentare di convincere l’altro.
- Bloccare le lamentele e i rimproveri.
- Introdurre comportamenti nuovi e inaspettati.
- Creare “esperienze emozionali correttive” che possano sorprendere l’altro e rinegoziare il patto di coppia non con le parole, ma con gli atti.
Un esempio concreto? Marta e Luca, 12 anni di relazione, figli, routine. Marta si sente invisibile. Luca si sente inadeguato. Dopo mesi di litigi, lei lo lascia. Lui si dispera. Quando torna da lei, non la implora, non la opprime, ma le propone un esperimento: “Torniamo insieme solo per 30 giorni, poi decidiamo.”
Un reset strategico. Funziona. Perché rompe lo schema prevedibile. Riporta curiosità e rischio. La relazione non torna come prima, diventa altro. Meno perfetta, più viva.
Relazioni a tempo, o relazioni a valore?
Nella puntata di Black Mirror intitolata Hang the DJ, due persone vivono un sistema in cui ogni relazione ha una scadenza predeterminata. Il paradosso? Solo quando si ribellano al sistema e scelgono di stare insieme senza una scadenza imposta, riescono a essere liberi davvero.
La finzione racconta una verità scomoda: oggi le relazioni durano solo se si rinnovano come un abbonamento a Netflix. Ma a differenza della TV on demand, l’amore ha bisogno di assenza per desiderare, di difficoltà per evolvere, di limiti per essere libero.
Relazioni che cambiano: è il male o è il corso naturale?
Il cambiamento non è il nemico. È l’unica costante. Solo chi è strategicamente flessibile può cavalcare le onde del tempo. In terapia breve strategica, non chiediamo mai “qual è il problema?”, ma “cosa funziona e cosa no?”. Allo stesso modo, in coppia dovremmo chiederci: “la relazione che viviamo è utile, è nutriente, è degna?” Se la risposta è no, forse non bisogna lasciarsi. Forse bisogna cambiare la relazione, non cambiare partner.
Oppure, a volte, il vero atto d’amore è lasciarsi. Ma senza rancore. Senza vendetta. Con lucida consapevolezza.
Strategie utili per affrontare relazioni che cambiano
- Fermati prima di agire: ogni decisione presa “a caldo” è spesso una reazione, non una scelta. Prenditi tempo, osserva cosa stai facendo per “salvare” o “distruggere” la relazione. Blocca le tentate soluzioni disfunzionali.
- Sii imprevedibile (in modo costruttivo): l’altro si aspetta il tuo solito comportamento? Sorprendilo con un gesto contrario. Se ti lamenti, smetti. Se rincorri, fermati. Se fuggi, resta. Lo shock del cambiamento riattiva la dinamica.
- Metti un tempo limite alla crisi: proponi una “fase di prova”, come l’esperimento dei 30 giorni. Non è una manipolazione, ma una cornice temporanea per testare nuovi modi di stare insieme.
- Coltiva l’individualità nella coppia: l’autonomia non è egoismo. Ritagliarsi spazi propri fa crescere il desiderio, riduce la dipendenza e nutre la relazione.
- Chiediti sempre: sto agendo per paura o per valore? Riprovarci per paura della solitudine non ha senso. Riprovarci perché l’altro è ancora una scelta consapevole, sì.
E allora… cosa ci prospetta il futuro delle relazioni?
Vivremo in relazioni monouso, tutte a tempo determinato? O sapremo riscoprire la bellezza del restare non per dovere, ma per valore?
Le relazioni che cambiano sono il nuovo modello, ma ciò che fa la differenza è come ci adattiamo al cambiamento. Rimanere insieme può essere l’atto più sovversivo in un’epoca di fughe. Ma solo se lo facciamo con mente strategica e cuore presente.
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