
Come gestire le aspettative nelle relazioni
22 Luglio 2025“Si può lasciare la casa dei genitori senza mai averla davvero lasciata.
E si può vivere lontani chilometri, ma ancora imprigionati nel loro salotto.”
Molti giovani adulti si illudono che basti cambiare indirizzo per diventare indipendenti. Ma la vera emancipazione non avviene nella geografia, bensì nella psicologia. Si può restare bambini obbedienti anche con un contratto d’affitto in mano. E si può essere adulti liberi anche continuando a pranzare ogni domenica con mamma e papà.
Il paradosso è questo: più tentiamo di liberarci dai genitori contro i genitori, più restiamo intrappolati nella loro ombra.
Le tentate soluzioni disfunzionali nel rapporto con i genitori
Nel momento in cui lasciamo casa, spesso attiviamo inconsapevolmente strategie paradossali:
- Taglio netto: si sceglie di sparire, non rispondere, non raccontare nulla. Ma l’assenza non è presenza mancata: è presenza amplificata. Più evitiamo i genitori, più essi abitano il nostro pensiero.
- Richiesta continua di approvazione: ci si emancipa, ma ogni scelta viene sottoposta a verifica: “Secondo te mamma faccio bene?”, “Papà, ho fatto la cosa giusta?”. L’illusione è quella di decidere da soli, ma col permesso.
- Ribellione permanente: si vive in costante opposizione. Se i genitori dicono A, noi scegliamo B. Ma la ribellione reattiva è una forma mascherata di dipendenza: non siamo liberi di, siamo solo contro.
- Colpevolizzazione cronica: si rinfaccia ai genitori di averci trattenuto troppo, o di non averci preparato abbastanza. Ma il lamento perpetuo è un cordone ombelicale fatto di rancore.
Dalla dipendenza emotiva all’autonomia relazionale
Il rapporto con i genitori non si misura in visite settimanali o telefonate domenicali. Si misura in termini di autonomia interiore.
Uscire di casa è una fase critica dello sviluppo. È la metamorfosi dell’attaccamento: da vincolo necessario a legame maturo. Ma per alcuni, questa trasformazione si inceppa. Il distacco avviene nel corpo, ma non nella mente.
“Chi non riesce a separarsi psicologicamente dai genitori,
li ritroverà in ogni partner, in ogni capo, in ogni scelta.”
Due dinamiche sono spesso alla base dei rapporti disfunzionali:
- L’infantilizzazione reciproca: il figlio continua a comportarsi da bambino perché i genitori lo trattano ancora così, e i genitori lo trattano così perché lui si comporta ancora da bambino. Un circolo vizioso perfetto.
- Il senso di debito: “Con tutto quello che hanno fatto per me…”. Ma il debito affettivo, se non trasformato in riconoscenza matura, diventa una forma subdola di ricatto interno.
Il vero nodo è che non vogliamo deludere le aspettative, ma nel tentativo di non farlo, finiamo per deludere noi stessi.
Tre passaggi per costruire un rapporto sano con i genitori da adulti
1 – Dalla relazione verticale alla relazione orizzontale
Un figlio maturo non obbedisce, né chiede il permesso, ma informa. A quel punto, di fronte al punto di vista dei genitori, sceglie di ascoltare o meno. Di contro, il genitore maturo non impone: offre presenza senza invadenza. La transizione consiste nel passare da una relazione autoritaria a una relazione tra pari, dove il rispetto non è gerarchico ma reciproco.
“Quando il genitore smette di essere genitore e diventa persona,
e il figlio smette di essere figlio e diventa adulto, può nascere una vera relazione.”
2 – Dal bisogno di approvazione al diritto alla divergenza
Un rapporto sano con i genitori prevede il diritto a essere diversi. Diversi nei valori, nelle scelte, nello stile di vita. La conferma più potente dell’amore genitoriale non è l’approvazione, ma l’accettazione.
3 – Dal senso di colpa al senso di gratitudine
Il senso di colpa immobilizza: “Non posso fare questa scelta, mia madre ci resterebbe male.”
La gratitudine libera: “Mio padre ha fatto del suo meglio. Ora tocca a me.”
Svincolarsi non significa rinnegare. Significa riconoscere il bene ricevuto e scegliere consapevolmente la propria strada.
Strategie per mantenere un rapporto sano con i genitori dopo l’uscita da casa
1 – Scrivi la tua “Lettera del passaggio”
Una tecnica potentissima che utilizzo molto in terapia è scrivere (senza necessariamente inviare) una lettera ai propri genitori, in cui buttare giù:
- Cosa hai ricevuto (nel bene e nel male).
- Cosa scegli di lasciare indietro.
- Cosa vuoi portare con te.
- Che tipo di rapporto vuoi ora.
Questo rituale simbolico segna un passaggio psichico.
2 – Stabilisci “confini emotivi mobili”
I confini rappresentano dei filtri relazionali. Per questo è utile allenarsi a dire frasi come:
- “Questo è importante per me, anche se non lo approvi.”
- “Ti ringrazio per il consiglio, ma voglio provare a modo mio.”
- “Non è un rifiuto verso di te, è una scelta per me.”
Inizia con decisioni piccole e graduali, rinforzando la tua assertività.
3 – Ridisegna la relazione: non più figlio/figlia, ma adulto/adulto
Prova a cambiare il linguaggio. Non chiedere più: “Cosa devo fare?”, ma “Cosa ne pensi?”
Non raccontare solo problemi, ma anche soluzioni che stai mettendo in atto. In questo modo trasmetti fiducia, e ottieni rispetto.
4 – Accetta la fatica del cambiamento
Non aspettarti che loro capiscano subito. Ogni cambiamento destabilizza il sistema familiare. Ci sarà resistenza, disorientamento, tentativi di ripristinare il vecchio equilibrio. Ma se resisti all’onda, dopo l’onda arriva la quiete.
“Per diventare adulti, bisogna deludere i genitori almeno una volta.
Solo così scopriranno che possono amarci anche se siamo diversi da come ci sognavano.”
5 – Vai in terapia, anche solo per poco
Un percorso breve strategico può aiutarti a superare il senso di colpa, ridefinire i ruoli, e costruire un’identità adulta che non abbia bisogno di combattere per esistere. A volte basta poco per cambiare tutto.
Un rapporto non si misura in chilometri, ma in libertà interiore
Lasciare casa è facile. Lasciare il ruolo che si aveva dentro casa è molto più difficile. Ma è da lì che nasce la vera indipendenza: quando possiamo stare con i nostri genitori non per dovere, né per bisogno, ma per scelta.
Un rapporto sano con i genitori in età adulta è quello in cui ci si può voler bene senza dover essere d’accordo, in cui ci si può incontrare senza dover tornare bambini, e in cui si può amare senza più obbedire.
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