Un viaggio alla scoperta delle emozioni primarie e secondarie.
“I sentimenti e le emozioni sono il linguaggio universale che deve essere onorato.
Sono l’espressione autentica di chi siamo”.
-Judith Wright-
Come in molti hanno detto e confermato (parliamo di vari studiosi, psicologi, filosofi), noi siamo ciò che proviamo, noi siamo ciò che sentiamo.
Noi siamo le nostre emozioni.
Ma cosa sono le emozioni? Vi siete mai soffermati, anche solo un momento, per chiedervelo? Sapete che esistono emozioni primarie e secondarie?
Tutti noi proviamo delle emozioni: ci emozioniamo per diversi motivi, in diverse circostanze.
Spesso le nostre emozioni, però, prendono il sopravvento ed è proprio in questi casi che pensiamo possano rappresentare qualcosa di negativo per noi e la nostra incolumità.
In realtà non esistono emozioni positive o emozioni negative: le emozioni hanno tutte una funzione adattiva ma possono risultare o essere una minaccia se cerchiamo di bloccarle o se non le lasciamo fluire liberamente.
Le emozioni, d’altronde, chiedono questo: di vivere, di fluire, di scorrere in piena libertà. Se blocchiamo questo processo naturale è altrettanto naturale incorrere in problemi, a volte anche patologici.
Ma quando parliamo di emozioni, a quali ci riferiamo?
Come vedremo di seguito esistono emozioni primarie ed emozioni secondarie.
Queste si differenziano per caratteristiche che vedremo qui di seguito.
Ne volete sapere di più? Iniziamo a scoprire prima di tutto cosa sono le emozioni.
Indice contenuti
“Tutti sanno cosa è un’emozione
fino a che non si chiede loro di definirla.”
(Fehr e Russell, 1984).
E’ proprio così. Cos’è dunque, un’emozione?
Per rispondere a questo primo interrogativo, vi riportiamo qui di seguito la definizione di emozione data dall’enciclopedia Treccani che definisce l’emozione come: «un processo interiore suscitato da un evento – stimolo rilevante per gli interessi dell’individuo. La presenza di un’emozione si accompagna a esperienze soggettive (sentimenti), cambiamenti fisiologici (risposte periferiche regolate dal sistema nervoso autonomo, reazioni ormonali ed elettrocorticali), comportamenti “espressivi” (postura e movimenti del corpo, emissioni vocali)».
Da tale definizione si evince come le emozioni siano dei processi complessi e multicomponenziali e coinvolgono sia il nostro corpo che la nostra mente.
Un’emozione consiste, dunque, in una serie di cambiamenti che si verificano a livello fisiologico e comportamentale.
Facciamo un esempio concreto per capire meglio quanto appena detto: Maria domani ha un esame importante e da questo dipende la sua laurea. Maria prova diverse emozioni: paura e ansia, dal momento che non sa come andrà quest’esame.
Queste emozioni causano in Maria modificazioni a livello fisiologico: Maria infatti sente male allo stomaco, ha il respiro affannoso.
Questi non sono altro che segnali che ci indicano che Maria sta avendo paura.
L’emozione può essere dunque definita come una risposta ad uno stimolo, ovvero quella reazione che si caratterizza per diversi cambiamenti fisiologici nella frequenza cardiaca, nelle espressioni facciali o nella temperatura corporea.
In tutto questo non bisogna dimenticare che altrettanto importante è l’aspetto cognitivo di un’emozione: è importante anche la valutazione dello stimolo e ciò che ne consegue in termini di comportamento e azione.
Questo vuol dire che se ad esempio siamo arrabbiati (rabbia = emozione), per calmarci possiamo fare leva sull’aspetto cognitivo, ovvero sui nostri pensieri circa lo stimolo.
Da quanto detto fino ad ora si evince come le emozioni abbiano un ruolo nel guidarci nei processi di decisione: questo avviene proprio perché ci danno informazioni sul nostro stato e dunque ci aiutano a capire di cosa abbiamo bisogno anche a livello di sopravvivenza.
Come diceva Darwin le emozioni sono tutte indispensabili da un punto di vista evolutivo poiché rappresentano il risultato della capacità dell’uomo che, nel tempo, è riuscito ad adattarsi all’ambiente.
Se volessimo riassumere le funzioni delle emozioni potremmo dire che:
Ekman è uno psicologo americano e dopo essere stato in un villaggio sulle alture della Papua Nuova Guinea per studiare gli abitanti del posto e le loro emozioni, è arrivato alla conclusione che esistono delle espressioni di base universali anche in popolazioni diverse e da qui arrivò a suddividere le emozioni in primarie e secondarie.
Iniziamo a conoscere le prime, definite anche come emozioni di base o universali:
Vediamo, ora, le secondarie, ovvero quelle che si sviluppano man mano che il soggetto cresce e si relaziona con gli altri, quelle che nascono dalla combinazione di quelle primarie:
E’ da distinguere dalla paura, anche se spesso vengono utilizzati in modo intercambiabile ma in realtà ci sono delle differenze che bisogna considerare: l’ansia è più una risposta che è orientata al futuro, dunque su una minaccia futura, la paura invece è una risposta orientata al qui e ora, al presente e dunque ad una minaccia identificabile subito.
Quelle appena viste sono dunque le cosiddette emozioni secondarie, quelle più complesse che nascono e crescono man mano che il soggetto è inserito e si inserisce in un contesto sociale.
Secondo alcuni studi queste compaiono a partire dai due anni quando nel bambino si sviluppa una determinata forma di autocoscienza, ovvero quando il bambino si percepisce oggetto di attenzione rispetto all’altro.
Saper riconoscere le proprie emozioni è sicuramente un passo fondamentale se vogliamo instaurare delle relazioni sane e autentiche con gli altri oltre che con noi stessi.
Se riusciamo a conoscere e riconoscere le nostre emozioni possiamo anche avere una maggior capacità di entrare in empatia con gli altri.
Tutto questo non può che avere delle forti ripercussioni sulla nostra autostima e sulla nostra capacità di gestire le nostre emozioni.
Come detto ad inizio articolo, le emozioni non sono negative, ma possono diventarlo se prendono il sopravvento e se non riusciamo a gestirle come dovuto.
Come fare per gestirle al meglio allora? Possiamo fare qualcosa a tal proposito?
Vediamo qualche consiglio qui di seguito.
In questo articolo abbiamo cercato di mettere in evidenza cosa sia un’emozione, quali funzioni ricopre e soprattutto abbiamo messo in rilievo sia gli aspetti fisiologici, che cognitivi.
Nel fare questo abbiamo dovuto fare una suddivisione e abbiamo distinto le emozioni primarie da quelle secondarie: abbiamo colto la differenza tra queste, elencandole e cercando di spiegarle.
Per ultimo abbiamo voluto sottolineare l’importanza del saper gestire le nostre emozioni e a tal proposito vi abbiamo dato qualche consiglio pratico.
Ora che siete arrivati alla fine di questo viaggio, qual è l’emozione che prevale di più in voi?
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