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Nell’antica Grecia, Elena di Troia, una figura della mitologia greca, era considerata l’icona della bellezza.
Era celebrata non per la sua gentilezza o per il suo intelletto, ma per la sua perfezione fisica. Ma perché gli uomini greci trovavano Elena così inebriante?
Ci furono molti filosofi che cercarono di dare una risposta a questo.
Alcuni definirono le cosiddette “proporzioni auree”, dove vi sono delle proporzioni nelle varie parti del viso che lo rendono bello.
Plotino, filosofo greco,invece scrisse: “Tutti affermano che la bellezza visibile nasce dalla simmetria delle parti, l’una in rapporto all’altra, e ciascuna in rapporto all’insieme; dunque la bellezza di tutti gli esseri è la loro simmetria e la loro misura”.
Quindi, successivamente, nacque la credenza che la simmetria del viso fosse una caratteristica fondamentale per rientrare nei canoni della bellezza.
Oggi non si parla più di proporzioni, ma piuttosto di una somiglianza reciproca tra il lato dx e sx del volto.
Quindi, la credenza dei greci era solo in parte corretta.
Oggi, applicando le severe condizioni del metodo scientifico, i ricercatori credono che la simmetria sia la vera risposta che i Greci cercavano.
In uno studio recente , si era mostrato ad un gruppo di bambini una serie di immagini di persone con visi simmetrici e con visi asimmetrici. Quello che ne risultò è che i bambini passavano più tempo a fissare le immagini di individui simmetrici rispetto ai secondi.
Gli studiosi ritengono che la preferenza per la simmetria è un tratto altamente evolutivo presente anche nel mondo animale. Ad esempio, le femmine di rondini preferiscono i maschi con code più lunghe, ma simmetriche, e le zebre si accoppiano con maggiore frequenza con il maschio che ha le strisce nelle gambe posizionate simmetricamente.
La logica dietro la preferenza di simmetria sia negli esseri umani che negli animali è che, secondo i ricercatori , la simmetria sia equiparata ad un sistema immunitario forte.
Così, la bellezza data dalla simmetria è indicativa di geni più resistenti, migliorando la probabilità che la prole di un individuo sopravviva in condizioni sfavorevoli rispetto a specie che non rispettano tali caratteristiche.
Questa teoria evoluzionistica è sostenuta dalla ricerca che dimostra che gli standard di attrattività sono simili in tutte le culture.
Un’ulteriore conferma, è emersa, secondo uno studio dell’Università di Louisville, quando mostravano immagini di diversi individui, tra cui asiatici, latini e bianchi di 13 paesi diversi, e tutti avevano le stesse preferenze generali nel valutare attraenti i volti simmetrici.
Quando si fanno nuove conoscenze, è risulta fondamentale la prima impressione, l’aspetto fisico e soprattutto il volto.
Solo in un secondo momento, caratteristiche come la personalità, l’intelligenza e il carattere iniziano a prendere importanza, significato.
Secondo uno studio dell’economista Daniel Hamermesh, raccogliendo dati provenienti da diversi paesi e culture, ha scoperto che la bellezza, oltre a facilitare le relazioni, è anche legata al successo. (Approfondisci il tema della psicologia dei personaggi famosi)
Le aziende, imprese, che hanno assunto, secondo questo studio, persone molto attraenti, oltre ad avere competenze appropriate, hanno avuto, in media, maggiori ricavi economici rispetto a società simili che non avevano assunto personale con criteri basati anche sull’aspetto fisico.
In conclusione, questo studio, riferisce che il pubblico ricompensa maggiormente le imprese dove vi siano bei volti.
Uno studio recente afferma che chi è bello, nasconde una vena egoistica.
Consapevolmente – o inconsciamente – usa la bellezza a proprio vantaggio in qualsiasi modo possibile.
Avere un bell’aspetto, soprattutto per la donna, fa ricevere gentilezze, attenzioni, favoritismi nella vita quotidiana.
Questo comporta ad avere “pretese” da parte degli altri.
Inizia ad aspettarsi che gli altri facciano sempre favori e che tutto sia dovuto, una specie di “sindrome della principessa”.
Si è al centro dell’attenzione e tutti gli altri sono di scarsa importanza.
La bellezza fisica, al giorno d’oggi, è ritenuta come una “fortuna” e chi la possiede è considerato dai “meno belli” come l’equivalente vincitore della “lotteria genetica”.
Nella società, le persone attraenti tendono ad essere percepite inizialmente come più intelligenti, meglio adeguate e più popolari.
Questo è stato descritto come l’effetto aureola – derivata dalla perfezione di bellezza associata agli angeli.
La bellezza genera negli altri il cosiddetto “effetto alone”: quando qualcuno ci fa una buona prima impressione, siamo portati a credere che anche altri tratti, caratteristiche di quella persona, che non conosciamo, siano altrettanto buoni.
Potremmo riassumere: “ciò che è bello deve essere anche buono”.
Analizzando per decenni i risultati di vari studi sulla bellezza, le psicologhe sociali, Lisa Slattery Walker e Tonya Frevert dell’Università del North Carolina, hanno trovato una gran quantità di ricerche che dimostrano che gli studenti più belli, universitari e non, tendono a essere giudicati dagli insegnanti come più competenti e intelligenti – e ciò è stato possibile verificarlo in base ai voti che venivano dati.
Questo, secondo Frevert, porta questi soggetti ad avere un’alta autostima, convinzioni di sé positive e quindi ad avere più opportunità e possibilità per dimostrare le proprie competenze.
Sul posto di lavoro, la bellezza del viso, può davvero essere una buona carta da sfruttare.
A parità di tutto il resto, le persone belle tendono a percepire stipendi più alti e a salire più in alto, in azienda, rispetto alle persone considerate meno attraenti.
Uno studio (inglese) ha rilevato una differenza dal 10 al 15% nei guadagni fra le persone più belle e meno belle di un gruppo, che si traduceva in una differenza di circa 230.000 $ (224.000 euro) sull’arco di tutta la vita.
“La bellezza offre vantaggi dai banchi di scuola al lavoro ” commenta Walker.
Come sappiamo bene, “non tutto ciò che luccica è oro”.
Se la bellezza paga nella maggior parte delle circostanze, ci sono anche situazioni dove potrebbe essere un problema.
L’essere belli e il cercare di mantenersi di bell’aspetto agli occhi degli altri, può, come si è visto in molti casi di personaggi dello spettacolo, a confinare in una vera e propria ossessione.
Contrariamente a quanto si possa pensare, la scarsa autostima è più comune nelle donne particolarmente belle rispetto alle donne ritenute “di bellezza comune”.
Vi sono varie tipologie di donne belle: quella che non si vede né attraente nè bella, e diffida dei complimenti ricevuti credendo di essere circondata da persone false e quindi a non fidarsi di nessuno.
Oppure ci sono quelle che sono belle, ma molto timide, e per proteggersi da costanti attenzioni, tendono a isolarsi.
Purtroppo, però, questo atteggiamento, potrebbe farle apparire come snob, arroganti, superficiali.
Spesso, però, approfondendo la conoscenza, si può scoprire che sono persone gentili, simpatiche, solo un po’ timide e riservate.
Probabilmente una delle conseguenze più difficili che una bella donna deve affrontare è il rifiuto sociale.
La bellezza degli altri può generare paure, insicurezze nelle persone di bellezza comune.
Quando si tratta di membri del proprio sesso, la donna/l’uomo di particolare bellezza, spesso viene emarginata.
Come è elencato nella Top Ten di quali sono i fattori che rendono una donna bella vista come “una minaccia” da altre donne, al primo posto, vi è proprio la bellezza.
Molte donne percepiscono la bellezza di un’altra donna come una minaccia per rubare loro il proprio compagno. (Scopri i 7 modi per superare la gelosia)
Non fidandosi del proprio partner, quando si è in presenza di una bella donna, preferiscono semplicemente rifiutarla, allontanandola dalla possibilità che diventi amica, conoscente.
Nel frattempo gli uomini, invece, pensano “ma che possibilità ho io con una tale bellezza? Può avere qualsiasi uomo che desidera, che abbia soldi, successo e di bella presenza…” e questo li porta ad essere intimiditi e a restare a guardare da lontano piuttosto che tentare un approccio per conoscerla.
Un altro studio ha dimostrato che essere belli ha effetti anche sul proprio conto bancario, e non solo in positivo.
Le donne e uomini particolarmente belli spendono circa un terzo del proprio stipendio per prodotti di bellezza e cura della persona, oltre che per diete, chirurgia estetica , palestra ecc….
Questa ossessione di doversi mantenere belli a tutti i costi è maggiormente avvalorata dalle fotografie che compaiono sulle varie riviste, creando ancor più pressione.
Paradossalmente, il concentrarsi troppo sul proprio aspetto fisico e su ideali astratti di bellezza possa essere svantaggioso, alimentando inutilmente ansia e insicurezze, anche in coloro che sono già belli!
Concentrarsi troppo sull’apparire attraenti può alterare i rapporti con gli altri.
Un altro aspetto preoccupante è che la bellezza esteriore può arrivare a pregiudicare le cure mediche.
Infatti, da una recente ricerca è emerso, che si tende ad associare la bellezza ad un buono stato di salute.
Ciò significa che spesso il manifestarsi di sintomi di malattie vengono prese meno sul serio quando appartengono a persone di particolare bellezza.
I medici tendono ad essere meno scrupolosi quando visitano qualcuno di bell’aspetto.
Quindi, essere bello non è un “passaporto per la felicità”, anche se, non si può negare, aiuta. Nessuna bellezza può compensare una mancanza di personalità.
La bellezza, quindi, ha i sui lati positivi e negativi.
La vera domanda è: cosa determina esattamente che la bellezza porti a felicità o al suo “lato oscuro”?
La risposta è abbastanza semplice.
La bellezza è una qualità positiva, proprio come la forza fisica, il carisma, l’intelligenza …..
La chiave, come qualsiasi dono che si ha, è nel modo in cui lo si utilizza.
La bellezza non ti definisce come persona. Piuttosto, è una qualità da considerare come solo una piccola parte di chi si è.
Elliot Aronson, uno psicologo sociale dell’Università di Stanford suggerisce che, le persone che si sentono attraenti – anche se non necessariamente classificate come tali – sono altrettanto vincenti quanto le persone che sono oggettivamente considerate belle, ottenendo lo stesso tipo di feedback dalle altre persone.
E tu come ti vedi, ti senti, bello o brutto?
Cosa pensi di te quando ti guardi allo specchio? Quanto influisce sul tuo essere e le tue relazione, il non sentirti bello, attraente, affascinante?
Le giovani donne, oggi vedono più immagini di donne eccezionalmente belle in un giorno che le nostre madri hanno visto in tutti i loro anni di gioventù.
Non c’è da stupirsi che 8 su 10 donne sono insoddisfatte del proprio aspetto.
Gli standard di bellezza femminile sono diventati progressivamente più irrealistici e irraggiungibili. Abbiamo bisogno di parrucchieri a tempo pieno, make-up artist, personal trainer e dietologi per tentare di tenere il passo.
La verità è che la maggior parte di noi non è “bella” come definiscono gli attuali standard mediatici della bellezza.
Anche i modelli e le attrici, quando vengono fotografati in situazioni di vita quotidiana, non sono poi così perfetti.
Anche se si sa che questo standard di bellezza è irrealistico e irraggiungibile da poter raggiungere, la maggior parte di noi spende molto tempo, energia emotiva e denaro per cercare di ottenere una bellezza che rispetti determinati canoni.
Non tutti nascono con il gene della bellezza, ma ci sono degli accorgimenti per potersi sentire belli e di conseguenza, apparire belli agli altri.
Se non siamo prima noi a piacerci e a sentirci affascinanti, con maggiore difficoltà riusciremo a trasmetter questo ai nostri interlocutori.
Qui sono elencati alcuni modi per iniziare a sentirsi belli e di conseguenza, a far si che gli altri ci vedano belli:
I nostri pensieri negativi ci “imbruttiscono”. Se pensiamo di essere brutti, la nostra mente si convincerà di questo.
Quando arriva un pensiero negativo, contrassegnarlo come tale. Esempio: “Il naso è orribile”. Dì a te stesso: “Ho un pensiero negativo che il mio naso è orribile”. Ricordati, tu non sei il tuo pensiero negativo. Sostituiscilo con un pensiero positivo, e arriverai a credere che sia proprio così.
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