La società odierna, nonostante possa apparire curioso, ha recentamente iniziato a includere, il lavoro, tra le nuove forme di dipendenza.
Si parla di Workaholic o Work addiction o Work fixation, quando è presente un’eccessiva dedizione al lavoro, che porta la persona a tralasciare le relazioni importanti e gli altri interessi, fino al punto di scordarsi di se stessi.
Il tratto più subdolo della dipendenza da lavoro è il suo essere congruente (differentemente dalle altre dipendenze) con le aspettative sociali: essere produttivi, infatti, è una delle attese più pressanti della società in cui viviamo.
Sembrerebbe che quelli maggiormente predisposti siano i liberi professionisti, perchè non vincolati ad un orario fisso e quindi finiscono per perdere il limite tra ciò che è lavoro e ciò che non lo è. Nella maggior parte dei casi, le conseguenze sono una vita familiare e sociale distrutta, ansia, depressione e patologie stress-correlate.
I “lavoratori dipendenti” spesso negano il loro problema, in quanto alla base del disturbo vi è presente il piacere, quel piacere che deriva dalla gratificazione, dal riconoscimento sociale, dai risultati, dal ruolo decisionale. Proprio per il piacere che esiste alla base, molto spesso non esiste un riconoscimento del problema, in quanto non vi è un conflitto interno, piuttosto sono i familiari o comunque chi sta vicino alla persona ad avvertire il problema e a chiedere aiuto.
Fonte: Workaholics Anonymous
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