Accanto all’arteterapia esistono numerose tipologie di intervento riabilitativo orientate alla stimolazione della creatività e al cambiamento o alla riduzione o estinzione dei comportamenti abnormi presenti nella Demenza di Alzheimer. In questo articolo e nei prossimi verranno presi in esami alcuni tra i più importanti interventi collocati in questa direzione. Iniziamo con la musicoterapia.
La musicoterapia, svolta secondo modalità individuali o di gruppo è rivolta a pazienti con un livello di deterioramento di grado moderato-severo con problemi del comportamento o deficit linguistici. In presenza di ridotte, limitate o assenti capacità linguistiche, infatti, il linguaggio sonoro-musicale può mostrarsi come un’utile risorsa espressiva e comunicativa. Dopo avere studiato attentamente l’anamnesi e la storia clinica del paziente, compito del musicoterapeuta consiste nel porsi costantemente all’interno di una relazione specifica che parta dal paziente e dal mondo sonoro di cui egli è portatore (Castrovilli D., De Lucia F., 2003).
Sulla base di queste premesse sarà possibile strutturare il laboratorio di musicoterapia, il quale, seppur avvalendosi di diverse metodologie, si presenta principalmente di tipo ricettivo, basato, cioè sull’ascolto della musica ed orientato a varie finalità quali: rilassamento, riduzione della vocalizzazione, facilitazione dell’addormentamento e conciliazione del sonno, segnalazione di alcuni momenti della giornata, stimolazione cognitiva e della memoria (Trabucchi M., 2002). Il percorso prevede l’utilizzo di strumenti per la produzione di ritmi o suoni, ascolto di brani familiari o di melodie nuove; in questo modo sarà possibile per il conduttore, creando un clima di fiducia ed empatico, recuperare intonazioni, frasi, suoni familiari del paziente. L’ausilio della musica come mezzo che trasmette informazioni non verbali, le quali risultano conservate anche nelle fasi più avanzate della malattia di Alzheimer, combinate con l’utilizzo privilegiato di un’interazione non verbale permette di dar senso a comportamenti del paziente precedentemente incomprensibili, di potenziare l’autostima e di riattivare memoria e attenzione (Castrovilli D., De Lucia F., 2003).
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