La diagnosi probabile di demenza di Alzheimer si basa sulla presenza di deficit cognitivi e sull’assenza di patologie vascolari, internistiche, metaboliche in grado di spiegarne l’eziologia (Trabucchi M., 2002). La diagnosi di demenza di Alzheimer è il risultato di uno scrupoloso ed approfondito processo valutativo che porta all’esclusione delle altre possibili cause di decadimento cognitivo.
Una diagnosi etiologica accurata è importante per riconoscere le forme reversibili o arrestabili ed è, anche nelle forme irreversibili, la premessa necessaria all’impostazione della terapia farmacologica e dei trattamenti riabilitativi, alla definizione della prognosi, alla pianificazione degli interventi socio-assistenziali. Inoltre, poiché l’impatto della demenza sulla famiglia del paziente è rilevante, una accurata diagnosi permette di fornire al paziente stesso ed ai familiari informazioni più precise circa il decorso della malattia, gli atteggiamenti e le modalità di relazione più appropriate, i servizi disponibili, i problemi legali ed etici che si potranno porre lungo il decorso della malattia.
Solo in questo modo, cioè dopo un percorso diagnostico e valutativo accurato e la programmazione di interventi terapeutico-riabilitativi definiti la demenza perderà le caratteristiche indistinte per assumere quelli di entità clinica che, pur nei limiti delle conoscenze attuali, possiede contorni e caratteristiche distintivi e condivisi (Trabucchi M., Boffelli S., 2004). A partire dall’età di esordio della patologia è possibile distinguere una forma ad esordio precoce nella quale l’AD fa la sua comparsa prima dei 65 anni, ed una, molto più frequente, ad esordio senile che si manifesta dopo i 65 anni. La diagnosi inizia con un’attenta anamnesi la quale deve essere verificata con un familiare al fine di ricavare informazioni su eventuali farmaci in atto somministrati, storia familiare per demenze e malattie neurologiche, esposizione a sostanze tossiche, modalità di esordio e di progressione, fluttuazione dei sintomi, capacità culturali e supporto sociale. Le informazioni fornite dai familiari appaiono preziose in quanto generalmente sono i primi a percepire nel proprio congiunto cambiamenti nel tono dell’umore, nell’efficienza intellettiva ed una diffusa modificazione dello stile di vita (La Barbera, Varia S., 2003). All’anamnesi va affiancata la valutazione dello stato mentale del paziente, un esame generale e neurologico (Amato A., 2009). Per la valutazione approfondita di alcune funzioni psichiche coinvolte nella patologia è necessario avvalersi di test psicometrici, che oltre a rivelarsi utili ai fini della diagnosi differenziale si mostrano efficaci anche a fini prognostici. Test psicometrici notevolmente utilizzati sono il Mini Mental State, il Wechsler Bellevue e le scale per la depressione (La Barbera D., Varia S., 2003). I criteri diagnostici di riferimento per porre diagnosi malattia di Alzheimer sono il DSM IV (Tab.1)
a) deficit della memoria (compromissione delle capacità di apprendere nuove informazioni o di ricordare informazioni già acquisite) b) una (o più) delle seguenti alterazioni cognitive:
Altre condizioni del sistema nervoso centrale che causano deficit progressivi della memoria e delle facoltà cognitive ( per es., malattia cerebrovascolare, malattia di Parkinson, malattia di Huntington, ematoma sottodurale, idrocefalo normoteso, tumore cerebrale) Affezioni sistemiche che sono riconosciute come cause di demenza (per es., ipotiroidismo, deficienza di vitamina B12 o acido folico, deficienza di niacina, ipercalcemia, neurosifilide, infezioni HIV) Affezioni indotte da sostanza
Con insorgenza precoce: all’età di 65 o prima. Con deliri; con umore depresso; non complicato Con insorgenza tardiva: dopo i 65 anni. Con deliri; con umore depresso; non complicato Con alterazioni comportamentali |
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